Presepe anno 2017
Presepe napoletano anno 2017 nella Basilica Cattedrale.
“Tutto questo è rappresentato in piccolo con figure fatte ed abbigliate con perfetta verità e naturalezza … Tale spettacolo, … a Napoli, … diventa degno dell’attenzione dell’artista. … Un po’ di muschio, della cartapesta, dei pezzi di sughero e dei rami d’albero sono più o meno le parti che costituiscono lo sfondo dello spettacolo, Le decorazioni, gli accessori vi sono distribuiti, raggruppati con un’arte, e si può dire con una magia, che supera ogni descrizione o immaginazione … l’insieme provoca un’eccezionale illusione.”
Jean Claude Richard, Abbé de Saint Non
La rappresentazione della nascita di Gesù, a Napoli nel Settecento, è un vero e proprio evento di costume, sinonimo di ricchezza e prestigio. Le figure presepiali, realizzate in legno scolpito, terracotta policroma, filo di ferro, stoppa, stoffa e seta, possono assumere innumerevoli pose. I moltissimi finimenti rendono le scene molto più realistiche, in una felice convivenza tra sacro e profano.
La devozione religiosa viene rappresentata attraverso il mistero o scena della Natività, dove, sulle rovine di un antico tempio classico, troviamo il Bambino Gesù in una mangiatoia, riscaldato da un asino e un bue, vegliato dalla regale Madonna e dal maturo Giuseppe con il bastone fiorito. La scena della nascita di Gesù si completa con angeli, puttini e cherubini che, attraverso un cartiglio, annunciano Gloria in Excelsis. Davanti al bambino si scorgono una serie di doni portati dai pastori. Dietro il tempio è presente il pozzo, enigmatico riferimento all’acqua del battesimo.
Adiacenti al mistero, oltre lo zampognaro, sono presenti i re magi, di tre razze (bianca, asiatica e africana), delle tre età dell’uomo: Gaspare, il vecchio europeo con il dono dell’oro, simbolo di regalità; Melchiorre, re dei persiani, di mezza età, con la mirra, emblema del valore salvifico di Gesù; Baldassarre, il giovane nero, con l’incenso, omaggio alla natura divina del nascituro. Il cavallo nero simboleggia la notte (gli altri magi ne usano uno bianco e uno rosso, in riferimento all’alba e al mezzogiorno). L’atmosfera popolare è sottolineata dai vari animali presenti.
Nei pressi del mistero vaga la vergine Stefania, la quale, sebbene desiderosa di vedere il bambino Gesù, viene respinta dagli angeli, in quanto non sposata, ne madre. Lei avvolge in fasce una pietra e si accosta alla Vergine Maria: in quel momento la pietra starnutisce e nasce Stefano che sarà il primo martire di Cristo.
Alla povertà del mistero si contrappone il variegato gruppo degli orientali, al seguito dei magi. Tra questi figura un’ampia banda musicale, diretta dal metherbasi. Segue la tenda – mercato degli orientali con un servitore nano e gobbo (uno degli immancabili deformi) più distaccato è il dromedario con il suo levantino. Gli orientali vengono introdotti dopo il 1741 quando un’ambasciata turca sfila per Napoli.
Altro simbolo di opulenza al seguito dei magi, è la donna georgiana di alto lignaggio, in portatina, assistita da due neri.
Il mercato dei commestibili rappresenta lo scorrere dei mesi dell’anno: i salumi, gennaio; le ricotte e i formaggi, febbraio; il pollame, marzo; le uova, aprile; i pomodori, luglio; i meloni, agosto; il vino, ottobre; il pesce, dicembre. Il fuoco e il braciere rappresentano la purificazione.
L’acquaiuola e le colonne ottagonali rivestite di maiolica sono altri riferimenti alla città di Napoli.
I bambini spesso sono gli umili e i reietti, come nel caso del sciuscià (lustrascarpe): le offerte ai figli di nessuno rappresentano le libagioni per i defunti.
Il pastore con le pecore, memore dell’annuncio ricevuto dall’angelo, rappresenta i poveri, destinatari privilegiati della buona novella. Tra i pastori si distingue il dormiente Benino, simbolo del risveglio, cioè la nascita a nuova vita e l’inizio di una nuova era.
Completa il quadro la taverna con la sua quantità di oggetti e libagioni sparse nei dintorni, a partire dalla botte di vino con la testa di maiale sopra, fino al tavolo dove pranzano gli indifferenti serviti da Maria ‘a pupetta che, all’occorrenza, avvelena i mariti infedeli, sotto gli occhi dell’enigmatico e sinistro oste. Accanto alla taverna è l’ubriaco Ciccibacco, mitologico riferimento a Dioniso e alla fine dei miti pagani a seguito della venuta di Gesù.
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