



Perché andare al catechismo?
L’iscrizione del proprio bambino al catechismo è importante perché, attraverso il vangelo, il bambino potrà riflettere sulle domande che si pone sul mondo e su Dio. La catechesi non si rivolge solamente a un élite di persone o a un gruppo di cristiani di età particolare, ma parla a tutti, adulti e bambini e lo sperimentiamo ogni domenica nell’Eucarestia. Il periodo di catechismo è dedicato essenzialmente ai bambini, battezzati o no, che hanno tra i 7 e i 12 anni.
Il catechismo si vive!
I metodi di animazione del catechismo si sono evoluti. Ormai, si tratta soprattutto di far scoprire che la fede non significa soltanto sapere delle cose su Cristo, ma un modo di vivere con Lui giorno dopo giorno. I bambini tra i 7 e i 12 anni hanno il gusto della sperimentazione, dunque le attività proposte avranno l’obiettivo di sperimentare cosa significa vivere la propria fede. Il gioco, le attività e i momenti ricreativi potranno diventare un luogo speciale di evangelizzazione e di scoperta di sé, degli altri e di Dio.
Camminare con gli altri credenti.
La fede non si vive da soli. Il catechista, insieme con il sacerdote, offrono insieme a tutta la comunità un accompagnamento spirituale al bambino: la partecipazione alle celebrazioni liturgiche e ai sacramenti, saranno il luogo privilegiato della crescita spirituale del proprio bambino. Affinché ciò si realizzi è importante che i bambini possano partecipare alla messa domenicale.
Gli incontri di catechismo si tengono in parrocchia ogni settimana nei seguenti giorni e orari (per il calendario dettagliato degli incontri fare riferimento ai propri catechisti/e):
Coordinatrice: Grazia
Lunedì dalle 16 alle 17
Coordinatrice: Antonietta
Mercoledì dalle 16:30 alle 17:30
Coordinatrice: Lina
Giovedì dalle 16 alle 17
Coordinatrice: Daniela
Mercoledì dalle 16 alle 17
Coordinatrice: Grazia
Giovedì dalle 16 alle 17
Coordinatrice: Anna
Sabato dalle 16:30 alle 17:30
Coordinatrice: Lina
Mercoledì dalle 17 alle 18
"Per i discepoli di Cristo la povertà è anzitutto una vocazione a seguire Gesù povero”.
(Messaggio I Giornata mondiale dei Poveri)
La Caritas parrocchiale è l’organismo pastorale istituito per animare la parrocchia, con l’obiettivo di aiutare tutti a vivere la testimonianza, non solo come fatto privato, ma come esperienza comunitaria, costitutiva della Chiesa. L’idea stessa di Caritas parrocchiale esige, pertanto, una parrocchia “comunità di fede, preghiera e amore”. Questo non significa che non può esserci Caritas dove non c’è “comunità”, ma si tratta piuttosto di investire, le poche o tante energie della Caritas parrocchiale nella costruzione della “comunità di fede, preghiera e amore”. Come se la testimonianza comunitaria della carità fosse insieme la meta da raggiungere e il mezzo, (o almeno uno dei mezzi), per costruire la comunione. Un esercizio da praticare costantemente.
Ogni parrocchia, che è volto della Chiesa, concretizza la propria missione attorno
È esperienza comune che ci siano, in parrocchia, una o più persone che affiancano il parroco nella cura e nella realizzazione di queste tre dimensioni. Sono gli “operatori” pastorali, coloro che “fanno” (opera) concretamente qualcosa. Dopo il Concilio Vaticano II, la pastorale si arricchisce di una nuova figura: colui che “fa perché altri facciano“, o meglio, “fa, per mettere altri nelle condizioni di fare“. È “l’animatore pastorale“.
La Caritas parrocchiale, presieduta dal parroco, è costituita da figure di questo tipo: un gruppo di persone (ma nelle piccole comunità può trattarsi anche di una sola persona) che aiuta il parroco sul piano dell’animazione alla testimonianza della carità più che su quello operativo di servizio ai poveri. L’obiettivo principale è partire da fatti concreti – bisogni, risorse, emergenze – e realizzare percorsi educativi finalizzati al cambiamento concreto negli stili di vita ordinari dei singoli e delle comunità/gruppi, in ambito ecclesiale e civile (animazione).