



Il patrimonio artistico di Gaeta offre spesso delle sorprese. Oggi poniamo l’attenzione su un dipinto che da oltre un anno è a pala d’altare: la Madonna con il Bambino tra otto angeli (putti alati) e, al di sotto, i Sette Arcangeli.
Forse non tutti sanno che San Gennaro è copatrono della città di Gaeta. Non a caso nella Basilica Cattedrale esistono diversi segni di questa devozione: tra questi segnaliamo la pala d’altare della prima cappella sinistra, una tela di Sebastiano Conca in cui, oltre alla Madonna del Carmelo e altri santi, troviamo proprio il santo napoletano.
L’iconografia di San Gennaro è molto simile a quella del nostro S. Erasmo: la mitria, il piviale, la croce pettorale, il libro, il pastorale; l’unica differenza la riscontriamo nelle due ampolline con il sangue.
“Se ritrovi le parole, ritrovi la vita, se perdi le parole perdi la vita.”
BLASONATURA
D’argento, alla fascia di rosso, caricato di un pastorale e un ramo di palma posti in decusse d’oro, accompagnati in capo da una stella e in punta da tre cotisse ondate: il tutto d’azzurro. Lo scudo, contornato da una cornice barocca, bordata d’oro e accollato al gonfalone pontificio che è: astato, crocettato dell’ultimo e gheronato di sette pezzi di rosso e di oro e alle Chiavi di Santa Chiesa addossate e decussate: quella in sbarra d’argento e quella in banda d’oro, entrambe con i congegni verso l’alto.
Il motto “AVE MARIS STELLA”, che è in lettere maiuscole lapidarie romane di nero è caricato su di un cartiglio svolazzante d’argento, foderato di rosso.
Lettura spirituale
La stella azzurra in capo allo stemma, evoca Maria Santissima Assunta in Cielo del cui titolo si gloria la Basilica Cattedrale. Il colore d’argento del campo connota la purezza e il singolare privilegio di innocenza originale della Beata Vergine Maria nella sua Immacolata Concezione. Il pastorale e la palma, rispettivamente significanti la dignità episcopale e il martirio, si riferiscono ai Santi Patroni dell’Arcidiocesi Erasmo e Marciano vescovi e martiri. Il colore rosso della partizione centrale del campo rappresenta l’amore ardente verso Dio e la comune effusione del sangue a testimonianza della fede cristiana che ha caratterizzato il ministero pastorale dei Santi Patroni.
Nel campo inferiore le onde azzurre evocano il mare cui è inscindibilmente legata la gloriosa Basilica Cattedrale, chiesa madre di Gaeta, perla del Tirreno.
Il motto: “Ave Stella Maris” richiama la particolare devozione della città di Gaeta alla Vergine Maria ed esprime al contempo la particolare devozione dell’Arcivescovo alla preghiera che da quelle parole prende nome.
Come per altri momenti storici, nove secoli fa Gaeta viene proiettata al centro dell’attenzione politica e religiosa a livello internazionale. Alla metà del sec. XI qui nasce un certo Giovanni Coniulo, futuro papa gaetano, che in giovane età entra nel monastero di Montecassino, trovandosi a contatto con le più importanti personalità culturali del tempo, il cronista Guaiferio, lo storico Amato da Montecassino, il medico Costantino Africano, il futuro abate Oderisio, gli storici Leone Marsicano e Pietro Diacono, il retore Alberico da Montecassino.
Fino al 1088 Giovanni Coniulo corregge la trascrizione del registro di papa Giovanni VIII (872-882); suddiacono dal 1075, scrive alcune opere letterarie tra cui un racconto della passione di S. Erasmo, pietra miliare tra i testi agiografici del martire e patrono di Gaeta.
La formazione e l’attività
La sua formazione e l’attività presso lo scriptorium di Montecassino favoriscono Giovanni nel seguire l’abate Desiderio quando viene eletto papa (Vittore III, 1086-’87): il Coniulo viene inserito nella cancelleria vaticana. Papa Urbano II (1088-1099) sceglie Giovanni, ormai cardinale diacono, per dirigere la cancelleria: nel corso di quasi un trentennio, il gaetano rivede le modalità di redazione della corrispondenza pontificia e lo stile dei documenti; nel contempo avviene una radicale riforma della scrittura diplomatica e la definitiva reintroduzione del cursus leoninus nei documenti pontifici, cioè quell’insieme di regole che rendono ancora oggi i documenti del Vaticano particolarmente curati ed eleganti.
Nel contesto della lotta per le investiture, papa Pasquale II (1099-1118) a gennaio del 1106 è costretto a rifugiarsi in Gaeta, ospite del vescovo Alberto (1105-1124). Il 22 gennaio il pontefice consacra la basilica cattedrale, ancora in costruzione, dedicandola alla Vergine Assunta e a Sant’Erasmo: era presente anche Giovanni Coniulo.
Morto Pasquale II, viene individuato a succedergli proprio l’arcidiacono gaetano. Ma l’avversione dell’imperatore Enrico V porta il neoeletto a scappare da Roma e raggiungere Gaeta, dove, nel duomo viene consacrato sacerdote (9 marzo 1118) ed incoronato papa il giorno successivo (novecento anni fa’). Prenderà il nome di Gelasio II, ma da pontefice regnerà per poche settimane a causa di quelle lotte che avranno termine nel 1122 con il concordato di Worms. Papa Gelasio si rifugia presso l’abbazia di Cluny dove muore il 29 gennaio 1119.
Di Lino Sorabella