La fondazione della chiesa risale probabilmente al secolo XI ed è nota anche con l’appellativo di S. Giacomo degli Italiani. Il suo nucleo originario è quasi sicuramente trecentesco ma nel corso dei secoli subisce alcuni restauri fino ad arrivare a quello del 1854, voluto da Re Ferdinando II e promosso dal Papa Pio IX, che ne conferisce la forma attuale.
Durante il secondo conflitto mondiale viene seriamente danneggiata e fu progressivamente restaurata nei decenni successivi.
La chiesa fu affidata nel XVII secolo alla Confraternita dei Bianchi, composta da nobili e borghesi devoti alla Natività delle Vergine, tra i quali spicca don Alonso de Monroy (già governatore di Gaeta) che volle farsi seppellire qui. Uno dei compiti della Confraternita era quello di assistere i condannati a morte, per la cui sepoltura fu eretta una Cappella per i giustiziati all’esterno della chiesa (1758) sulla cui architrave si legge ancora oggi l’iscrizione “PRO IVSTITIATIS 1758”.
Il luogo di culto è a una sola navata dove è possibile notare la lapide funeraria del governatore Monroy (1665) e lo stemma in maiolica della Confraternita. Le due campate sono coperte da volte gotiche che ricordano l’origine trecentesca. Risalgono al XIX secolo la cantoria ed il presbiterio, delimitato da una balaustra, con al centro l’altare maggiore decorato da marmi policromi, donato dal Re Ferdinando II (come indicato nell’epigrafe posta nel presbiterio). Il tutto culmina con un’imponente cupola emisferica a sezione ogivale.
La chiesa conserva ancora il portale laterale originale del XIV secolo.